Com’è cambiata dal 2000 ad oggi la dieta degli italiani? Ecco come dovrebbero cambiare i nostri consumi per salvaguardare ambiente e salute

Le mode alimentari cambiano, così come negli anni cambia l’attenzione ai temi della salute e della sostenibilità ambientale.

Uno studio di Vitale e altri, pubblicato su Nutrients a gennaio 2021, approfondisce le “Tendenze recenti nelle abitudini alimentari della popolazione italiana: potenziale impatto sulla salute e sull’ambiente”. Lo scopo dello studio, oltre a “valutare le tendenze nelle abitudini alimentari in Italia per evidenziare le deviazioni dalla dieta mediterranea tradizionale”, era quello di analizzare “le caratteristiche dell’attuale dieta italiana che dovrebbero essere modificate per soddisfare obiettivi scientifici globali basati sull’evidenza per una dieta sana e sostenibile proposta dalla Commissione EAT-Lancet”.

Dal 2000 al 2017, per il campione preso in esame, si è assistita a una notevole diminuzione di grassi animali (ben il 58% in meno) e di carne di manzo (un calo del 32%), ma sono diminuiti anche i consumi di frutta (-20%), patate (-15%), verdura (-13%), latte (-14%) e oli non tropicali (-11%). Crescono invece gli oli tropicali (+156%), il pesce (+26%) e frutta secca (+21%).

Ma quanto manca per raggiungere gli obiettivi per una dieta sana e ambientalmente sostenibile proposti dalla Commissione EAT-Lancet? Il consumo di legumi e frutta secca dovrebbe raddoppiare, mentre il consumo di carne, uova, latticini, grassi animali, oli tropicali e zuccheri dovrebbe essere ridotto per percentuali che vanno dal 60% al 90%.

Se implementassimo davvero questi cambiamenti, oltre a un notevole vantaggio in termini di salute, dimezzeremmo le emissioni di gas serra legate all’industria alimentare.

Secondo lo studio, servono programmi di educazione alimentare e interventi di sistema: «A tal fine – scrivono i ricercatori – è opportuno promuovere la disponibilità e l’accessibilità economica di prodotti con un migliore impatto sulla salute umana e sull’ambiente».