Dieta Mediterranea e Neofobia Alimentare: essere schizzinosi a tavola potrebbe peggiorare la salute

Una buona e corretta alimentazione prevede l’introito di una grande varietà di alimenti che, nelle quantità adeguate, apportano all’organismo quei nutrienti necessari a garantire il corretto sviluppo in ogni fase della vita, dall’infanzia, all’età adulta fin alla vecchiaia, determinando rispettivamente un corretto accrescimento, una adeguata capacità riproduttiva, un rallentamento dei processi di decadimento.

Il saper “mangiare tutto” pertanto rappresenta un valore aggiunto nella costruzione di una dieta sana ed equilibrata, in quanto la variabilità alimentare permette l’introito di alcune molecole che il nostro organismo non è in grado di sintetizzare ma che sono fondamentali in alcuni processi, come l’acido folico, essenziale nello sviluppo fetale e che si trova in concentrazioni elevate nelle verdure a foglia fresche, oppure la Lisina, un aminoacido contenuto nei legumi e nei latticini indispensabile per lo sviluppo muscolare, o gli acidi grassi Omega-3, contenuti principalmente in alcuni pesci e che contribuiscono a tenere nella norma la pressione del sangue e i livelli ematici di trigliceridi.

Tra le varie cause che possono determinare un’alterazione della dieta, quindi degli apporti nutrizionali nell’individuo, vi è la neofobia alimentare.  Si tratta di un atteggiamento di riluttanza nei confronti del cibo per quanto riguarda l’assunzione di nuovi alimenti. È un fenomeno che appartiene al gruppo di disturbi definiti come avversioni alimentari sensoriali. Il comportamento del neofobo consiste in un sostanziale e persistente rifiuto all’assaggio di nuovi cibi e ad una incapacità ad accettare gusti, colori o consistenze diversi da quelli conosciuti. Questo rifiuto può applicarsi anche ai prodotti precedentemente consumati, che sembrano nuovi solo se serviti in una forma diversa dal solito.

Il meccanismo che determina l’insorgenza della neofobia alimentare non è stato ancora pienamente compreso. Questo fenomeno è determinato dall’interazione di molti fattori complessi, i più importanti dei quali sono i fattori biologici, psicologici e ambientali. In passato il comportamento neofobo aveva un’importante funzione adattativa. La tendenza ad evitare prodotti sconosciuti rappresentava una protezione naturale delle specie onnivore nel consumo di alimenti velenosi. Le esperienze negative acquisite durante l’esposizione a nuovi prodotti alimentari possono essere la causa del rafforzamento dell’atteggiamento neofobico congenito.

Nei bambini la neofobia alimentare, comunemente identificata come atteggiamento schizzinoso verso il cibo, si sviluppa soprattutto nella fascia d’età dai due ai nove anni, e si manifesta con una tendenza a rifiutare nuovi tipi di pietanze in base al gusto, nei soggetti in cui il disturbo è lieve, o, sulla scorta della percezione sensoriale individuale degli stimoli visivi ed olfattivi, con una netta avversione all’alimento che non è nemmeno toccato. Quindi, si forma una visione personale di come dovrebbero apparire e odorare i prodotti alimentari considerati sicuri. Qualsiasi deviazione da questo schema provoca una riluttanza a mangiare un determinato cibo. Questa correlazione è stata confermata in studi che indicano che i legumi vegetali verdi, a causa del loro colore, sono molto più frequentemente respinti dai bambini rispetto ai frutti arancioni o rossi. Se il cibo viene valutato come accettabile, è possibile provarlo e l’esperienza acquisita in questo modo (percepita dall’individuo come positiva o negativa) modella l’atteggiamento nei confronti di un determinato prodotto in futuro.

La neofobia è un determinante importante delle scelte alimentari anche negli adulti, con un notevole impatto sulla qualità del modello alimentare seguito. È stata associata ad una minore varietà di alimenti nella dieta, un’assunzione inadeguata di nutrienti. Numerosi studi hanno rivelato che l’assunzione di verdure, insalata, frutta, carne e pesce è ridotta negli individui con livelli più alti di neofobia alimentare. Inoltre, è stato dimostrato che gli individui neofobi alimentari possono presentare deficit nell’assunzione di proteine, grassi monoinsaturi , magnesio e vitamina E. L’alto tasso di fallimento dei nuovi prodotti alimentari che entrano nel mercato è un ulteriore risultato derivante da atteggiamenti negativi nei confronti della neofobia alimentare.

Com’è noto, la dieta mediterranea rappresenta un modello nutrizionale basato su una grande ricchezza di prodotti alimentari il cui consumo, nelle giuste quantità e modalità, determina un riduzione del rischio di sviluppare diverse patologie come malattie cardiovascolari, tumori, diabete, obesità, demenze e degenerazioni osteoarticolari. La neofobia alimentare potrebbe pertanto rappresentare un limite nell’aderenza al modello alimentare mediterraneo, in quanto il rifiuto nell’assunzione di diversi alimenti potrebbe determinare degli squilibri nutrizionali, alterando gli effetti benefici sistemici della dieta.

Un interessante lavoro condotto da un gruppo di ricerca italiano ha esplorato la relazione tra dieta mediterranea, neofobia alimentare e fattori sociodemografici, tra cui età, genere e origine geografica,  considerando un ampio campione di popolazione di consumatori italiani. I dati hanno indicato che la neofobia alimentare è inversamente associata all’adesione alla dieta mediterranea, suggerendo che questo tratto di personalità potesse influenzare il modello dietetico, riducendo i suoi potenziali benefici per la salute. Nella popolazione italiana, questo comportamento potrebbe essere rilevante soprattutto negli uomini, nelle persone anziane e negli individui dell’Italia meridionale, poiché hanno mostrato livelli più elevati di neofobia alimentare.

Inoltre, i risultati suggeriscono che il concetto e il significato della neofobia alimentare dovrebbero essere riconsiderati, perché non è un fenomeno limitato alla popolazione pediatrica e al rifiuto di alimenti nuovi e non familiari, ma, piuttosto, è generalizzato, abbracciando cibi comuni e familiari il cui consumo si estende ben oltre l’infanzia.

 

di Domenico Rogoli

Fonti:

  • Food Neophobia in Children

Paulina Łoboś, Anna Januszewicz .Review Pediatr Endocrinol Diabetes Metab, 2019;25(3):150-154. doi: 10.5114/pedm.2019.87711.

  • Association of Picky Eating and Food Neophobia With Weight: A Systematic Review

Callie L Brown et al, Childhood Obesity . 2016 Aug;12(4):247-62. doi: 10.1089/chi.2015.0189. Epub 2016 May 2

  • Gender, Age, Geographical Area, Food Neophobia and Their Relationships With the Adherence to the Mediterranean Diet: New Insights From a Large Population Cross-Sectional Study

Stefano Predieri, Fiorella Sinesio et al. , Nutrients, 2020 Jun 15;12(6):E1778. doi: 10.3390/nu12061778.

  • A Review of Instruments Developed to Measure Food Neophobia

Marie Damsbo-Svendsen et al., Appetite . 2017 Jun 1;113:358-367. doi: 10.1016/j.appet.2017.02.032. Epub 2017 Mar 6.