I benefici della Dieta mediterranea sulla demenza: dallo studio InChianti un prezioso contributo

Si stima che nel 2050 ben 115 milioni di persone nel mondo saranno affette da demenza. La previsione, elaborata in base agli attuali dati di incidenza e di crescita di tale patologia, vuol lanciare un campanello d’allarme importante, in quanto si tratta di una condizione con notevole impatto sui sistemi socio-sanitari delle nazioni. La demenza è caratterizzata da un declino lento e progressivo delle funzioni mentali includendo memoria, pensiero, giudizio e capacità di apprendimento. Il principale fattore di rischio è rappresentato dall’età avanzata, ma esistono una serie di fattori modificabili su cui poter intervenire, in primis lo stile di vita.

La letteratura scientifica suggerisce che i processi che portano al declino cognitivo e alla demenza iniziano molti anni (anche decenni) prima della comparsa dei sintomi. Un importante contributo nell’approfondimento di tali tematiche è stato fornito dal progetto InCHIANTI, un’indagine epidemiologica tesa a valutare i fattori che influenzano la mobilità nella popolazione anziana. Lo studio è stato condotto su un gruppo di 1453 partecipanti (fascia di età 20-102 anni) selezionati dalle popolazioni di Greve in Chianti e Bagno a Ripoli (Toscana, Italia). La raccolta dei dati con la visita iniziale (visita 1) è iniziata nel settembre 1998 ed è stata completata nel marzo 2000, seguita da quattro periodi di follow-up tra il 2001-2003 (visita 2), 2004-2006 (visita 3), 2007-2009 (visita 4) e 2016-2017 ( visita 5).

L’analisi longitudinale su cui ha lavorato un gruppo di ricercatori, tra cui il prof. Luigi Ferrucci ed il prof. Toshiko Tanaka, entrambi del National Institute on Aging, Baltimora (USA), ha preso in considerazione i dati relativi ad 832 soggetti che all’inizio del programma di ricerca non presentavano disturbi cognitivi, valutando l’aderenza alla dieta mediterranea e la progressione del declino cognitivo. Lo studio ha evidenziato che gli individui appartenenti ai gruppi di aderenza alla dieta mediterranea media ed elevata rispettivamente, presentavano una condizione cognitiva migliore, presupponendo un ruolo protettivo della dieta. Gli effetti sono stati più forti in quelli del gruppo di aderenza più alta. La relazione era indipendente da alcuni fattori di rischio chiave presi in esame, tra cui età iniziale, stato di portatore dell’Apolipoproteina E3, anni di istruzione, infiammazione, attività fisica, introito calorico totale, livelli circolanti e potenziali mediatori della proteina C reattiva, Interleuchina-6, beta-carotene plasmatico, omega -6, omega-3 e vitamina E. Nello studio InCHIANTI, l’effetto protettivo della dieta mediterranea si è dimostrato più marcato nei soggetti che privilegiavano il consumo di verdure, pesce e legumi.

Uno dei punti di forza di questa ricerca è stato l’estensione dei tempi di follow-up: precedenti studi non sono riusciti a dimostrare correlazioni significative tra la progressione del declino cognitivo e lo stile di vita in quanto prendevano in considerazione range temporali di monitoraggio dei dati più limitati, mentre in questo caso le ampie osservazioni di follow-up fino a 18 anni hanno permesso di valutare l’effetto a lungo termine della dieta sulla funzione cognitiva.

La demenza e il deterioramento cognitivo sono un problema di salute pubblica in crescita che richiedono strategie di prevenzione efficaci che possono essere adottate con facilità per gli individui. Questo studio sostiene che le raccomandazioni dietetiche verso la Dieta Mediterranea potrebbero essere fondamentali nel rallentamento dei tassi di declino cognitivo.

Al seguente link è possibile scaricare il file pdf della pubblicazione scientifica:

https://www.fondazionedietamediterranea.it/wp-content/uploads/2020/08/Adherence-to-a-Mediterranean-Diet-Protects-from-Cognitive-Decline-in-the-Invecchiare-in-Chianti-Study-of-Aging.pdf