IL MIGLIOR RIMEDIO PER LA CURA DEL FEGATO GRASSO: LA DIETA MEDITERRANEA

IL MIGLIOR RIMEDIO PER LA CURA DEL FEGATO GRASSO: LA DIETA MEDITERRANEA

La Steatosi Epatica Non Alcolica (NAFLD), o più semplicemente Fegato Grasso, è una delle patologie croniche che più frequentemente colpiscono il fegato. Si caratterizza per un incremento della componente lipidica del fegato per cause non riconducibili all’abuso di alcool, generando una condizione pro-infiammatoria che può degenerare in cirrosi o carcinoma epatocellulare. La malattia può insorgere a qualsiasi età, ma con un’incidenza maggiore nella fascia compresa tra i 40 e 60 anni. Soggetti adulti e bambini affetti da NAFLD presentano generalmente scompensi nel metabolismo del glucosio e dei lipidi, tant’è che ad oggi la Steatosi Epatica Non Alcolica è considerata strettamente correlata alla Sindrome Metabolica.

L’accumulo di acidi grassi (soprattutto trigliceridi) nel fegato, che genera la NALFD, può essere dovuto a diversi fattori, come diete iperenergetiche, stili di vita sedentari, predisposizione genetica. L’Obesità e il sovrappeso rappresentano gli stati fisiologici con il rischio più elevato di sviluppare la NALFD. L’accumulo di grasso porta ad un’alterazione dell’attività metabolica degli epatociti a livello mitocondriale e del reticolo endoplasmatico, con seguenti alterazioni nel metabolismo dei trigliceridi, del colesterolo e di altri metaboliti. Nei soggetti normopeso la steatosi è correlata a diabete di tipo II, bassi valori ematici di colesterolo HDL e valori elevati di trigliceridi. Un ruolo importante per lo sviluppo di questa patologia possono averlo l’obesità viscerale, elevate assunzioni di alimenti ricchi in fruttosio ed in colesterolo, fattori genetici.

È possibile diagnosticare la NALFD attraverso normali tecniche di visualizzazione non invasive, come l’immagine ad ultrasuoni (Ecografia), la più semplice da effettuare e dai costi contenuti, oltre a TAC e Risonanza magnetica, mentre è necessaria una biopsia del fegato per indagini istologiche più approfondite per la diagnosi della Steatopatite Non Alcolica (NASH), altrimenti non distinguibile dalla NAFLD. Con le analisi del sangue si monitorano gli indicatori del danno epatico, quindi le transaminasi e altri enzimi epatici, come la gamma-glutamil transpeptidasi (GGT) e la fosfatasi alcalina (ALP), che risultano aumentate. Inoltre, sempre a livello ematico, si può riscontrare anche un incremento nella concentrazione di trigliceridi e colesterolo, della glicemia e dei livelli di insulina basale, ad indicare un quadro compatibile con l’insulino-resistenza.

Per quanto riguarda la cura della Steatosi Epatica Non Alcolica vi è un generale accordo da parte della comunità medico-scientifica riguardo l’inadeguatezza dei trattamenti farmacologici esistenti, mentre efficaci si sono dimostrati interventi basati su modiche dello stile di vita, attraverso un aumento dell’attività fisica e l’adozione di una dieta bilanciata sia in termini qualitativi che quantitativi. Diversi studi cross-sezionali e longitudinali hanno evidenziato una sostanziale regressione del grasso epatico a seguito di modifiche nelle abitudini alimentari e comportamentali in chiave “mediterranea”. Inoltre le indagini suggeriscono una graduale riduzione delle calorie in quanto diete dimagranti eccessivamente restrittive ed a bassissimo contenuto di carboidrati hanno addirittura causato un peggioramento della steatosi e indotto la comparsa di diabete.

Il trattamento terapeutico mediante l’adozione della Dieta Mediterranea quale stile di vita, grazie ad una nutrizione ben equilibrata dal punto di vista della modulazione dell’intake calorico e della particolare composizione molecolare, porta ad una moderata e progressiva perdita di peso, per i soggetti sovrappeso e obesi, condizione ideale per il trattamento del Fegato Grasso. Un regime alimentare di tipo mediterraneo garantisce una minore assunzione di acidi grassi saturi e acidi grassi trans, e una maggior assunzione di proteine magre, fibre, e acidi grassi mono- e poli-insaturi, proprio come raccomandato dalle linee guida internazionali per il trattamento della NAFLD. Nello specifico la particolare ricchezza in polifenoli, Vitamine, e carotenoidi, acidi grassi mono-insaturi e poli-insaturi (omega-3 ed omega-6), grazie alla loro azione anti-ossidante e anti-infiammatoria, generano una condizione di epato-protezione che blocca la progressione della condizione pro-infiammatoria esistente. La ricchezza in fibre, infine, favorisce il miglioramento delle condizioni del Microbiota, che, secondo studi su modelli animali, sembra essere correlato allo sviluppo delle cause che portano alla Steatosi Epatica Non Alcolica in quanto una sua alterazione può determinare obesità, diabete, alterazione del metabolismo delle coline e infiammazione epatica.

In conclusione la Dieta Mediterranea rappresenta ad oggi il miglior metodo per la prevenzione e per la cura della Steatosi Epatica Non Alcolica.

di Domenico Rogoli

Biologo della Nutrizione