Le abitudini alimentari si imparano in famiglia. Anche quelle cattive

Sono tanti i comportamenti irrazionali, illogici, in teoria facilmente prevenibili che però moltissime persone intraprendono con conseguenze devastanti per la loro salute e per la salute della società in generale.

Fumare, ad esempio, ma anche bere troppo e mangiare cibi che non fanno bene. Per questo, molti ricercatori si occupano di studiare ciò che porta fette considerevoli della collettività ad acquisire ad abitudini insalubri al fine di intervenire per tempo grazie alla prevenzione.

Uno studio di un’equipe greca a cura di Gketisos e al., pubblicata nel dicembre 2022 sulla rivista scientifica svizzera Children, indaga sul consumo di junk food (cibo spazzatura) e sui background di provenienza di ben 1718 preadolescenti, con un’età media di 11 anni.

I dati, che risalgono agli anni scolastici che vanno dal 2014 al 2016, sono composti da questionari anonimi prodotti dai ragazzi e dalle loro famiglie. L’obiettivo dello studio era quello di raffrontare il consumo di cosiddetto cibo spazzatura (prodotti altamente lavorati, ricchi di carboidrati complessi e grassi saturi, scarsi di proteine e vitamine) con l’ambiente familiare, i circoli sociali, il mondo educativo.

La maggior parte dei bambini e dei ragazzi sono stati definiti come consumatori moderati di cibo spazzatura, mentre un 30% arriva ad un consumo elevato. I preadolescenti che invece avevano un consumo basso di junk food – e dunque, tendenzialmente, sarebbero cresciuti in giovani e in adulti con uno stile di vita più sano – erano quelli che provenivano da un «ambiente familiare più sano, costituito da genitori normopeso che consumano cibi spazzatura meno frequentemente, preferiscono i pasti cucinati in casa e aderiscono maggiormente alla Dieta Mediterranea».

La ricerca, insomma, ha definito e ha rafforzato ciò che in molti ritenevano già vero: è il comportamento dei genitori il fattore più influente nella definizione dei comportamenti alimentari delle giovani generazioni. Più degli insegnanti (comunque figure importanti), molto più dei coetanei (di fatto ininfluenti nel cambiare le abitudini alimentari).

«La necessità di urgenti iniziative di sanità pubblica per la promozione di sane abitudini alimentari tra i preadolescenti è giustificata», fanno notare gli autori, che invitano anche a scoraggiare l’influenza negativa della pubblicità. «Una più profonda comprensione di come i comportamenti malsani o salutari si verificano contemporaneamente all’interno dell’ambiente familiare e scolastico – concludono gli autori – potrebbe informare lo sviluppo di approcci di prevenzione più efficaci».