Mal di testa al mattino? Dieta Mediterranea e grassi polinsaturi omega 3 possono essere la soluzione

Stress, ansia, insonnia, ma anche ipertensione, abuso di alcol, bruxismo e disturbi dell’umore sono tra le cause più comuni del mal di testa mattutino, patologia comune ma di cui ancora non si conoscono con esattezza i motivi scatenanti.

Anche in questo caso l’alimentazione può avere un ruolo determinante nell’insorgenza, ma anche nella mitigazione e nella cura del disturbo. Negli anni molti sono stati gli approcci studiati proprio dal punto di vista della dieta, dalla riduzione delle calorie, del sodio o di una riduzione drastica di carboidrati, ma l’approccio più promettente si è sempre indirizzato verso i fenomeni di neuroprotezione e di riduzione dell’infiammazione, specie a livello neuronale.

Per questo, il ruolo della Dieta Mediterranea – ricca di fibre e antiossidanti – è stata oggetto di studio da parte di Marchetti e al. presentato in un articolo pubblicato a settembre 2022 su Frontiers in Neurology. Dieta Mediterranea, certo, ma con un focus preciso sul rapporto tra grassi saturi omega 6 – i cosiddetti “grassi cattivi” e i grassi polinsaturi omega 3 – noti come “grassi buoni”, contenuti nel pesce e nell’olio extravergine di oliva.

Lo studio ha coinvolto – rispetto a una platea iniziale di 150 – 95 soggetti normopeso affetti da mal di testa mattutino e disponibili ad adottare un nuovo regime alimentare, ovvero una versione leggermente modificata della Dieta Mediterranea standard. I pazienti sono stati suddivisi in due gruppi: al primo è stata assegnata una dieta in cui i grassi saturi avevano un rapporto 1,5:1 con i grassi polinsaturi (ad ogni grammo di omega 3 corrispondeva un grammo e mezzo di omega 6), mentre il secondo aveva un rapporto 4:1 (un grammo di omega 3 ogni 4 grammi di omega 6). Per farla semplice, al primo gruppo è stato fatto assumere, a parità di calorie totali, oltre il doppio di grassi polinsaturi “buoni” omega 3 rispetto al secondo gruppo.

I risultati non si sono fatti attendere. Dopo sei settimane il primo gruppo – quello con più omega 3 – ha avuto una riduzione dei sintomi ben maggiore rispetto al secondo, tanto che in molti hanno potuto ridurre l’assunzione di antidolorifici come il ketoprofene.

«I nostri risultati dimostrano che il dolore può essere trattato attraverso modifiche dietetiche – concludono gli autori – portando efficacemente a futuri nuovi approcci alla gestione del dolore cronico». In attesa di studi più approfonditi sulla composizione corporea e sul ruolo della massa grassa nello sviluppo dell’emicrania che potrà portare ad approcci più personalizzati, risalta ancora una volta quanto siano centrali, nella nostra alimentazione, i grassi polinsaturi omega 3, protagonisti nel pesce grasso e nell’olio extravergine di oliva.