Dieta mediterranea e attività fisica riducono i danni da inquinamento sulla fertilità maschile

La qualità del liquido seminale – anche nelle aree più inquinate d’Italia – può migliorare in soli quattro mesi se si adopera un corretto stile di vita che comprenda la scelta della dieta mediterranea e un’attività fisica regolare.

Sono questi i risultati dello studio FASt (Fertilità, Ambiente, Stili di Vita) finanziato dal Ministero della Salute all’ASL di Salerno, pubblicato sulla prestigiosa rivista European Urology Focus e riportato sul suo sito dall’Istituto Superiore di Sanità.

«Lo studio – riporta il sito dell’Istituto Superiore di Sanità – che ha visto la partecipazione di un importante partenariato composto dall’Istituto Superiore di Sanità, Università di Brescia, Milano, Napoli Federico II, CNR ed ENEA, è il primo trial clinico mai realizzato al mondo sugli effetti della dieta mediterranea e dell’attività fisica sulla fertilità di maschi giovani in aree ad alto inquinamento».

Il progetto ha selezionato, da un campione iniziale di 8000 unità, 344 soggetti maschi tra i 18 e i 22 anni provenienti da tre delle zone più inquinate d’Italia: l’area di Caffaro nel bresciano, Terra dei fuochi in Campania e la valle del Sacco nel frusinate, contraddistinte dagli indici più sfavorevoli per la salute generale e riproduttiva.

«Al momento del reclutamento – viene indicato sul sito dell’Istituo Superiore di Sanità – e alla fine dei quattro mesi a tutti soggetti sono stati somministrati questionari (alimentari e stili di vita) ed eseguiti esami ematici di routine, esame del seme (numero, motilità, morfologia degli spermatozoi), stato ossidoriduttivo, epigenetico, proteomico e tossicologico su seme e sangue di metalli pesanti, Idrocarburi Policiclici Aromatici, Diossine, Policlorobifenili, PCB-diossino-simili».

«In soli quattro mesi – commenta Stefano Lorenzetti dell’Istituto Superiore di Sanità – la qualità dello sperma (numero, motilità, morfologia) e lo stato ossidativo sono risultati significativamente migliorati nel gruppo di intervento a differenza di quello di controllo, in cui sono invece peggiorati. Un dato significativo anche considerando che allo studio hanno partecipato ragazzi in buona salute, con uno stile di vita sano».