L’impatto dell’industria alimentare sull’ambiente: cosa succede nei paesi del Mediterraneo

Gli attuali modelli di consumo non sono sostenibili: troppo grande l’impatto sull’ambiente in termini di degrado del suolo, scarsità d’acqua, inquinamento, perdita di biodiversità e cambiamenti climatici.

A certificarlo è uno studio del 2014 di Lacirignola et al. pubblicato da “Frontiers in nutrition”, il cui intento era evidenziare l’impronta ecologica degli attuali sistemi di produzione e consumo. I ricercatori hanno comparato una serie di dati riguardanti 21 paesi che si affacciano sul Mediterraneo provenienti da molte fonti diverse come FAOSTAT, banca mondiale, Water Footprint Network (WFN) e Global Footprint Network.

Dai dati appare evidente come la regione Mediterranea affronti molte sfide ambientali. Diverse, ma collegate tra loro. I dati di Food Balance Sheets indicano poi come a seconda dei Paesi nel Mediterraneo cambi anche il contributo all’approvvigionamento alimentare delle diverse categorie di prodotti di origine vegetale e animali. Queste differenze hanno impatti anche per quanto riguarda l’approvvigionamento idrico. L’elevata intensità di utilizzo delle risorse si aggrava ulteriormente se consideriamo le perdite e gli sprechi alimentari e ciò che questi sprechi implicano sia in termine di risorse perdute (acqua, suolo, energia), sia di sostanze introdotte in natura, come i fertilizzanti.

L’aderenza alla tradizionale Dieta Mediterranea, secondo lo studio, permette di ridurre gli sprechi favorendo la transizione verso modelli di consumo alimentare più sostenibile, diminuendo così la pressione sulle risorse sempre più scarse della regione Mediterranea.