Menu Stagionali del Mediterraneo: Edizione a base vegetale (primavera) pt.2

Cipolla

Il termine “cipolla” deriva dal latino “cepulla”, un diminutivo di “capea”, dalla radice (kap) che porta anche al verbo “capere”, che significa “prendere”. Questa etimologia sottolinea l’importanza e la precocità della raccolta di questo ortaggio.

La Cipolla Rossa di Acquaviva delle Fonti è celebrata per la sua dolcezza distintiva e la forma appiattita, con colori che vanno dal cremisi al violetto, e pesi fino a mezzo chilogrammo. I riferimenti storici, come quelli da “La Storia della Chiesa Palatina di Acquaviva delle Fonti dal 1779 al 1875”, evidenziano la fertilità dei suoli di Acquaviva, arricchiti da acqua di sorgente fresca che scorre ancora oggi, rendendola particolarmente adatta alla coltivazione delle cipolle. Questa varietà di cipolla gode di un presidio Slow Food, che enfatizza metodi di coltivazione naturali che rispettano le tecniche antiche. La semina avviene a settembre con la raccolta da luglio ad agosto, producendo un raccolto con un intervento chimico minimo e un significativo plauso regionale

Un’altra varietà, invece è la Cipolla Bianca di Margherita di Savoia, coltivata lungo la costa adriatica dalla foce del fiume Ofanto al torrente Candelaro, ha guadagnato notorietà anche in aree come Zapponeta, guadagnandosi talvolta il nome di “cipolla di Zapponeta”. Questa cipolla è contrassegnata dall’IGP (Indicazione Geografica Protetta), che evidenzia la sua qualità e importanza regionale. L’Università di Foggia ha notato la sua eccezionale dolcezza e succosità rispetto ad altre varietà di cipolla bianca.

Il Cipollotto Nocerino, invece, riconosciuto con una Denominazione di Origine Protetta (DOP), è principalmente coltivato in un’area che copre 21 comuni nelle province di Salerno e Napoli. Nota per la sua forma bulbosa cilindrica leggermente appiattita e le foglie verdi intense, questa cipolla è particolarmente adatta al consumo fresco grazie al suo sapore succoso e dolce. La sua produzione copre oltre 1.400 ettari, dimostrando un significativo output agricolo con minimi interruzioni durante l’anno.

In Calabria, invece, la regina è indubbiamente la Cipolla Rossa di Tropea IGP è rinomata per le sue qualità aromatiche e leggere che la rendono un pilastro della cucina mediterranea e apprezzata anche per i suoi benefici per la salute. Originaria dalle introduzioni storiche dei Fenici, questa cipolla è stata una parte cruciale delle diete e delle economie locali sin dai tempi antichi, ampiamente celebrata per la sua dolcezza e versatilità in piatti che vanno dalle insalate crude agli stufati robusti.

Ciliegia

Il nome “ciliegia” deriva dal greco “kérasos”, che fa riferimento alla città di Cerasus in Ponto, oggi parte della Turchia. Secondo Plinio il Vecchio, i primi alberi di ciliegio furono introdotti a Roma da Lucio Licinio Lucullo, provenienti proprio da questa regione. Il termine “cerasa” persiste in molti dialetti italiani e in diverse altre lingue. L’Italia, tra i principali produttori, vanta oltre 150 varietà di ciliegie, testimoniando un ricco patrimonio culturale e agricolo legato a questo frutto.

Tra queste, la Ciliegia Ferrovia, prevalentemente coltivata in Puglia e nota anche come “Turi”, si ritiene sia originata vicino a una stazione ferroviaria a Sammichele di Bari intorno al 1935. Questa varietà, emersa probabilmente negli anni ’60 e forse introdotta dall’estero, è conosciuta per la sua grande dimensione, la pelle rossa intensa e la polpa succosa e rosa. Oggi, la Ciliegia Ferrovia rappresenta la varietà di mercato più diffusa in Puglia, con una produzione annuale di circa 500.000 quintali su 17.000 ettari, rendendo la regione il maggior produttore di ciliegie in Italia. La Ciliegia dell’Etna, con Denominazione di Origine Protetta (DOP), è l’unica ciliegia italiana a detenere questo riconoscimento. Coltivata sui suoli vulcanici del Monte Etna in Sicilia, questa varietà trae vantaggio dalle uniche condizioni pedoclimatiche dell’area che ne esaltano il colore, la consistenza e il sapore. La coltivazione in questo impervio paesaggio vulcanico richiede notevoli sforzi umani nella preparazione del terreno e nella gestione dell’acqua, plasmando storicamente le pratiche agricole locali. La Ciliegia dell’Etna è apprezzata per il suo colore rosso brillante, la dimensione media o grande e un sapore dolce accentuato dalle forti escursioni termiche della regione, rendendola ideale sia per il consumo fresco sia per l’uso culinario.

Queste ciliegie, dalla robusta Ferrovia pugliese alla squisita Ciliegia dell’Etna siciliana, non sono solo frutti ma veri e propri simboli dell’impegno delle loro regioni nella qualità e nella tradizione. Ogni varietà racconta una storia di eredità culturale, innovazione agricola e orgoglio comunitario, evidenziando il ruolo delle ciliegie nelle economie locali e nelle cucine. Sia consumate fresche sia utilizzate nei piatti, queste ciliegie riflettono la diversità e la ricchezza dell’artigianato agricolo italiano, celebrate attraverso festival e apprezzate tanto nei mercati locali quanto all’estero.

Fave, fagioli e piselli

La primavera segna la stagione dei legumi freschi, un pilastro della cucina mediterranea, celebrati per il loro sapore e benefici nutrizionali. Tra questi, le fave e i fagiolini si distinguono per le loro caratteristiche uniche e versatilità culinaria nei mesi primaverili. Le fave, conosciute anche come fagioli larghi, sono tra le piante più antiche coltivate, risalendo alle civiltà mediterranee antiche. Vengono seminate in tarda autunno o inizio inverno e raccolte in primavera, offrendo un sapore nocciolato e una consistenza cremosa molto apprezzati nei piatti primaverili freschi. Ricche di proteine e fibre, le fave sono una scelta popolare nei piatti vegetariani e si gustano tipicamente giovani e tenere, spesso semplicemente cucinate con un filo d’olio d’oliva e un pizzico di sale, o incorporate in insalate e piatti di pasta. I piselli sono un vero concentrato di nutrimento. Ricchi di vitamine A, C e K, apportano anche una significativa quantità di fibre e ferro, beneficiando la salute dell’apparato digerente e contribuendo a mantenere elevati i livelli di energia. Il loro alto contenuto proteico li rende particolarmente preziosi nelle diete vegetariane e vegane, offrendo un’alternativa proteica vegetale sostenibile e accessibile. Sia le fave che i piselli catturano lo spirito della primavera con i loro sapori freschi e vivaci. Entrambi sono elementi fondamentali della dieta mediterranea e riflettono l’accento della regione sulla stagionalità e sull’utilizzo di ingredienti freschi e locali. Conclusioni L’esplorazione della dieta mediterranea attraverso una lente vegetariana e vegana sottolinea un profondo apprezzamento sia per la biodiversità della regione sia per le pratiche sostenibili intrinseche alle sue tradizioni culinarie. La dieta mediterranea, non statica ma dinamica, è capace di evolversi mantenendo i suoi principi fondamentali di salute, sostenibilità e rispetto per la natura. La primavera nel Mediterraneo porta un’abbondanza celebrata attraverso un ricco tessuto di piatti radicati nella tradizione e innovativi nell’approccio. L’enfasi sulle ricette a base vegetale evidenzia l’adattabilità della dieta mediterranea alle preferenze dietetiche contemporanee, concentrando l’attenzione sulla sostenibilità senza sacrificare il sapore o il valore nutrizionale. Incorporare verdure e frutti di stagione nelle nostre diete, rispettando i loro cicli di crescita naturali, supporta gli ecosistemi locali e promuove la biodiversità. La dieta mediterranea offre un modello di alimentazione che supporta l’economia locale, minimizza l’impatto ambientale e promuove un sistema alimentare sostenibile, rendendola più rilevante oggi che mai come modello di vita sostenibile. Continuando a trarre ispirazione dalla saggezza culinaria del Mediterraneo e abbracciando i ritmi stagionali che hanno nutrito queste comunità per secoli, arricchiamo le nostre vite e contribuiamo alla causa più ampia della sostenibilità globale. La dieta mediterranea, con la sua celebrazione dei cibi a base vegetale, si erge come testimonianza del potere del mangiare bene—sia per noi stessi sia per il pianeta.

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