Il Carrubo. Una pianta che tutela la biodiversità mediterranea e…previene gli incendi

Introduzione

Possiamo affermare senza paura di smentite, che gli #incendi di questi giorni in #Canada orientale stanno inaugurando nel peggior modo possibile, quella che rischi a tutti gli effetti di essere una devastante stagione degli incendi a livello globale, Puglia compresa.

La #Puglia è indubbiamente famosa per il suo paesaggio mediterraneo e la sua ricca biodiversità. Purtroppo, gli incendi forestali rappresentano una minaccia significativa per questi preziosi ecosistemi. La prevenzione degli incendi è quindi un argomento di grande rilevanza per le comunità locali e le autorità regionali. La gestione dei boschi, l’utilizzo di specie vegetali resistenti al fuoco e la promozione di pratiche agricole sostenibili possono giocare un ruolo fondamentale nella prevenzione degli incendi. Secondo il report di Legambiente, nel 2021 ben 159.437 ettari di superfici boscate e non devastati dalle fiamme (+ 154,8% rispetto al 2020).

Caso a sé fanno i #boschi di pianura, come quelli del #TavolieredellePuglie, della #PianadiBari e del #Salento. Risale all’estate scorsa, ad esempio, l’incendio che ha colpito l’area tra Serracapriola e San Paolo di Civitate e che ha portato alla perdita di decine di ettari tra bosco e pienta.

Al di là delle politiche di prevenzione regionali e nazionali, però, cosa possono fare le #comunitàrurali, gli #agricoltori e tutti coloro che lavorano e vivono il territorio?

Biodiversità al servizio della prevenzione: la ripresa di piante storiche autoctone

La #biodiversità è una potente risorsa per la prevenzione degli incendi. Alcune specie vegetali sono naturalmente resistenti al fuoco e possono quindi formare una sorta di barriera naturale contro la propagazione degli incendi. Ad esempio, specie come la #vite, l’#ulivo, il #cipresso verde, il #carrubo e il #ficodIndia sono tutte note per le loro proprietà ignifughe. La loro piantumazione strategica e la loro gestione attiva possono contribuire a ridurre il rischio di incendi forestali.

Il caso Alto Tavoliere

Si tratta, inoltre, di piante quasi tutte autoctone e tipiche del territorio dell’Alto Tavoliere, in particolar modo vite ed ulivo, la cui coltivazione risulta un’attività cruciale dell’economia del territorio, in particolar modo con produzioni tradizionali come la varietà di oliva locale “Peranzana” ben inserite all’interno delle denominazioni: Olio Extravergine Dauno DOP, San Severo DOC, Uva Puglia IGT, Vino Daunia IGT, Vino Puglia IGT. Circa l’80% del territorio è destinato all’agricoltura e solo il 2% risulta destinato a superficie agricola non utilizzata. L’area è caratterizzata da diverse aree protette composte da superficie boschiva, come i boschi Jancuglia e Ramitelli.

Nonostante la presenza massiccia di piante considerate ignifughe, queste sono presenti naturalmente in aree non boschive, ma, assieme alla ripresa di piante autoctone ed alla gestione collettiva di boschi e pinete, potrebbero costituire una “cintura” di sicurezza attorno alle aree boschive, oltre a stimolare diversificazione agricola ed economia.

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Un’occasione per la biodiversità e per il territorio

Il carrubo rappresenta una grande occasione per il #territorio. Il carrubo (Ceratonia siliqua), una leguminosa diffusa nel bacino del Mediterraneo, sta vivendo una rinascita grazie ai suoi benefici e alla sua resistenza ai cambiamenti climatici. Con una produzione annuale di circa 150.000 tonnellate, i maggiori produttori sono Portogallo, Italia, Marocco e Turchia. In Italia, la maggior parte della produzione si concentra in Sicilia, seguita da Puglia, Campania e Lazio.

Il carrubo è noto per la sua robustezza e la sua capacità di adattarsi a condizioni di stress idrico, grazie a un apparato radicale profondo e voluminoso. I suoi frutti sono ricchi di proprietà nutrizionali e i semi producono una #farina molto richiesta dall’industria alimentare per le sue proprietà addensanti, emulsionanti, stabilizzanti e gelificanti.

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È quindi fondamentale sviluppare una migliore conoscenza delle risorse genetiche di questa specie e sfruttare al meglio le sue potenzialità, considerandola una risorsa preziosa per gli agroecosistemi mediterranei.

Se, inoltre, il fico d’India, ha vissuto una recente contrazione di mercato, la nutraceutica e la cosmesi offrono interessanti opportunità di diversificazione.

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L’introduzione di entrambe le piante, inoltre, soprattutto nei terreni adiacenti alle aree boschive, fornirebbe una sorta di “cintura di sicurezza” per gli incendi provenienti dall’esterno rispetto alle aree stesse.

Oltre a ciò, progetti di piantumazione di cipressi sono ormai notoriamente legati alla prevenzione degli incendi boschivi.

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casabubu from Pixabay

Caso di studio: Portogallo

Il Paese ha sperimentato gravi incendi forestali, in particolare a Pedrógão Grande e Sertã nel 2017, a causa della vulnerabilità delle aree boschive dominate dall’eucalipto. La monocoltura dell’#eucalipto in #Portogallo risale alla fine del XIX secolo, quando il Paese ha abbandonato la politica forestale intensa a causa della disponibilità di legname proveniente dal Brasile e dall’Africa. Questa pianta è diventata popolare per la sua resilienza, crescita rapida e utilizzazione efficiente di nutrienti e acqua, oltre ad avere un’età di taglio precoce, rendendola ideale per la produzione di pasta di carta.

Secondo un’intervista a João Camargo, ingegnere zootecnico e ambientale, sul problema della monocoltura degli #eucalipti in Portogallo, l’eucalipto ha una serie di svantaggi. È altamente infiammabile e contribuisce alla vulnerabilità degli incendi, rendendo le foreste monospecie un pericolo per la biodiversità e la stabilità dell’ecosistema. Inoltre, l’eucalipto è una specie invasiva che sta alterando le caratteristiche del territorio portoghese, inclusa la biodiversità, la disponibilità di risorse idriche e la suscettibilità agli incendi forestali.

Camargo sostiene che l’industria della carta ha un ruolo cruciale nel mantenimento della monocoltura dell’eucalipto a causa dei benefici economici a breve termine. Ritiene che, per evitare futuri incendi devastanti, sia necessario creare aree di protezione con diverse specie meno suscettibili al fuoco e sostituire gli eucalipti con specie autoctone, come sta facendo la comunità di Ferraria de São João. Sostiene che le priorità politiche dovrebbero concentrarsi sulla promozione della biodiversità e sulla mitigazione del rischio di incendio.

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Caso di studio: Friuli-Venezia Giulia

Il Friuli-Venezia Giulia offre un esempio positivo di come la gestione collettiva dei boschi possa aiutare a prevenire gli incendi. Questa regione ha una lunga tradizione di gestione collettiva delle foreste, un approccio in cui la comunità locale gioca un ruolo attivo nella manutenzione e nella conservazione dei boschi. Questo metodo di gestione può portare numerosi vantaggi, tra cui la valorizzazione delle risorse locali, il rilancio delle attività agricole, la manutenzione del territorio e la creazione di posti di lavoro. Inoltre, l’approccio collettivo alla gestione delle foreste può contribuire a contenere la disoccupazione e lo spopolamento, a potenziare i servizi di prossimità e a sviluppare il senso civico e la partecipazione democratica.

Autore: Antonio Caso, Agri-food Specialist

Risorse e raccomandazioni

Con la stagione estiva alle porte, appare fondamentale sfruttare tutte le risorse messe a disposizione a livello nazionale, quali: